(detto
il Grande). Vescovo, santo e dottore della
Chiesa. Partecipò nel 325 al Concilio di Nicea, come diacono del vescovo
di Alessandria d'Egitto, cui succedette sulla cattedra nel 328. Strenuo
difensore del dogma della consustanzialità del Verbo col Padre,
così come proclamato nel Simbolo di Nicea, fu per questo duramente
contrastato dagli eretici meleziani e ariani, prevalenti nella sua diocesi,
subendo ben cinque esilii per un totale di diciassette anni su quarantacinque di
vescovato. Sviluppò una considerevole produzione letteraria, per lo
più intesa alla difesa del credo niceno contro l'arianesimo
(V.): si tratta di scritti apologetici, dogmatici,
esegetici e ascetici in cui manifesta doti di vivace e valente polemista,
utilizzando uno stile diretto, positivo e alieno alla retorica. Fra le opere
più importanti ricordiamo le tre
Orationes contra Arianos, i
trattati
De incarnatione Verbi e
De decretis Nicaenis e la
Vita
s. Antonii, che restò a modello per l'agiografia medievale, nella sua
attenzione più all'edificazione che alla precisione storica, e che
riuscì a diffondere l'ideale monastico in Occidente (Alessandria
295-373).